أعطني النّاي è una poesia del grande letterato, poeta e pensatore libanese Ğubràn Kĥalìl Ğubrànجبران خليل جبران (1883-1931); cantato dalla cantante popolare Fāìruz.
أعطني النّاي
أعطـني النّـاي و غنِّ فالغناء ســرّ الوجـود
و أنينُ النّاي يبقى بعـد أن يفنـى الوجود
و أنينُ النّاي يبقى بعـد أن يفنـى الوجود
هل ﭐتَّخذت الغاب مثلي منزلاً دون القصور
فتتبعت السواقي و تسلّقت الصـخور؟
فتتبعت السواقي و تسلّقت الصـخور؟
هل تحمّمـت بعطـر و تنشّفت بنـور
وشربت الفجر خمرًا في كؤوس من أثير؟
وشربت الفجر خمرًا في كؤوس من أثير؟
أعطني النّاي و غنِّ فالغنـا خيـر الصّلاة
و أنين النّـاي يبقى بعـد أن تفـنى الحياة
و أنين النّـاي يبقى بعـد أن تفـنى الحياة
هل جلست العصـر مثلي بين جفنات العنب
و العنـاقيد تدلّـت كثريـات الذَّهـب
و العنـاقيد تدلّـت كثريـات الذَّهـب
هل فرشـت العشـب ليـلاً و تلحّفت الفضــاء
زاهـدًا فـي مـا سيأتي ناسيًا مـا قدْ مضـى؟
زاهـدًا فـي مـا سيأتي ناسيًا مـا قدْ مضـى؟
أعطـني النّـاي و غنِّ فالغنـا عـدل القـلوب
و أنيـن النّـاي يبقـى بعد أن تفنى الذنوب
و أنيـن النّـاي يبقـى بعد أن تفنى الذنوب
أعطــني النّـــاي و غنّ وﭐنْـس داءً و دواء
إنّمـا النّاس سطـور كتِبَت لكن بماء
إنّمـا النّاس سطـور كتِبَت لكن بماء
Dammi il flauto e canta; il canto è il segreto dell’esistenza.
Il lamento del flauto resta anche quando l’esistenza scompare.
Hai preso, come me, la foresta per casa e non già i palazzi?
Hai seguito i ruscelli e scalato le rocce?
Hai forse bevuto l’alba come se fosse vino in coppe di etere!
Dammi il flauto e canta; il canto è la più bella delle preghiere.
Il lamento del flauto resta anche quando la vita scompare.
Nel pomeriggio ti sei seduto, come me, fra i tralci d’uva e i grappoli pendenti come lampioni d’oro?
La notte ti sei fatto un letto di erba e ti sei avvolto nello spazio, noncurante di ciò che avverrà e dimentico di ciò che è passato?
Dammi il flauto e canta; il canto è l’onestà dei cuori.
Il lamento del flauto resta anche quando le colpe scompaiono.
Dammi il flauto e canta; dimentica malattia e rimedio. Ma la gente è come righe scritte, però con l’acqua.
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Il lamento del flauto resta anche quando l’esistenza scompare.
Hai preso, come me, la foresta per casa e non già i palazzi?
Hai seguito i ruscelli e scalato le rocce?
Hai forse bevuto l’alba come se fosse vino in coppe di etere!
Dammi il flauto e canta; il canto è la più bella delle preghiere.
Il lamento del flauto resta anche quando la vita scompare.
Nel pomeriggio ti sei seduto, come me, fra i tralci d’uva e i grappoli pendenti come lampioni d’oro?
La notte ti sei fatto un letto di erba e ti sei avvolto nello spazio, noncurante di ciò che avverrà e dimentico di ciò che è passato?
Dammi il flauto e canta; il canto è l’onestà dei cuori.
Il lamento del flauto resta anche quando le colpe scompaiono.
Dammi il flauto e canta; dimentica malattia e rimedio. Ma la gente è come righe scritte, però con l’acqua.
zwin had chy bezaf wallah 7ta zwin.
RispondiEliminagraaaande,tanta gente non conosce la bellezza del'arabo .
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